Dell'odio dell'innocenzaLa genesi del nuovo disco di Paolo Benvegnù è avvolta da un’aura di mistero. Il cantautore afferma infatti di averlo ricevuto nella cassetta della posta, all’interno di un plico a lui indirizzato, contenente, tra l’altro, anche un temperamatite, una fotocopia formato A4 piegata di una fotografia di Clarice Lispector, una confezione di chewing gum gusto spearmint, sette pastelli a cera sminuzzati, una cartina topografica dello Yucatan, ed infine un compact disc. Su quest’ultimo (masterizzato in proprio) una scritta a pennarello: dell’odio dell’innocenza. Sul retro della busta una dedica: “A Noi tre”, e nel cd 11 tracce senza titolo, di cui 10 pezzi chitarra e voce e uno strumentale.

Verità o finzione, Dell’odio dell’innocenza arriva a tre anni di distanza da H3+, ultimo capitolo della Trilogia dell’H dedicata allo studio dell’Uomo (insieme ad Hermann e Earth Hotel) e a quella del Tessuto dedicata all’Educazione Sentimentale (composta da Piccoli fragilissimi film, Le labbra e 500), e si inserisce perfettamente nella prosecuzione di un percorso autoriale di alto spessore, che da sempre caratterizza l’artista.

Ad aprire il lavoro l’intensità struggente de La nostra vita innocente, invito a preservare un’intimità primigenia – “Io ti difenderò/ Come solo gli animali sanno fare/ E se dovrò uccidere tutti, lo farò” – e il singolo Pietre sottolineano la volontà di resistenza ad un mondo sempre più votato alla tecnologia e all’alienazione (non a caso il video è stato girato in un non-luogo, la Cavea vuota del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino) – “I fiori si riprenderanno grattacieli ed autostrade/ I fiori si riprenderanno tutto”- fino alla perentoria conclusione: “Io conosco gli umani e preferisco le pietre”.

Altro tema importante, quello del Vuoto, considerato dal cantautore essenziale per raccontare in profondità il Reale, e qui declinato nel brano Altra ipotesi sul vuoto, che si apre anche all’idea di divinità e alla possibilità di un viaggio attraverso mondi paralleli – “Poi hai visto Dio tra i semafori/ Macchine e chilometri/ E questa volta tu lo hai fatto passare”.

In chiusura, la dolcezza disarmante di InfinitoAlessandroFiori ricorda alcuni dei brani più lirici dei primi lavori del cantautore (Catherine, 1784) cullandoci nella dolce malinconia di un disco cristallizzato nel tempo: “Abbracciami e guardiamo le stelle/ Perché è la prima volta/ Che non voglio morire/ Stringimi, sono qui/ Tutto il silenzio intorno a noi/ Questo silenzio è solo tuo, e mio”.

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TRACKLIST:

01. La nostra vita innocente

02. Pietre

03. Infinito1

04. Nelle stelle

05. Infinito3

06. La soluzione

07. Altra ipotesi sul vuoto

08. Animali di superficie

09. Infinito2

10. Non torniamo più

11. InfinitoAlessandroFiori